Il mio primo incontro con la poesia è avvenuto nell’infanzia, quando ero studente elementare, quando la mia maestra usava farci imparare a memoria (uso oggi deprecato) le poesie di poeti famosi, Giovanni Pascoli e Guido Gozzano, ad esempio, poeta che lei amava in modo particolare. Alcune poesie le ricordo ancora e tutt’ora scopro ancora qualche loro recondito significato.
Shakespeare l’ho scoperto più tardi, attraverso prima le tragedie e poi i sonetti. Uno molto bello è il numero diciotto:
“La tua eterna estate non potrà mai svanire/né perdere il possesso delle tue bellezze, né la Morte vantarsi di averti nell’ombra sua./poiché tu crescerai nel tempo in versi eterni”.
Ricopio adesso l’inizio di The Tragedy of MacBeth
Ricopio adesso l’inizio di The Tragedy of MacBeth
Thunder and lightning. Enter three witches
First witch: When shall we three meet again? In thunder, lightning, or in rain?
Second witch: When the hurly-burly’s done, when the battle’s lost or won.
Third witch: That will be ere the set of sun.
First witch: Where the place? When shall we three meet again? In thunder, lightning, or in rain?
Second witch: Upon the heath. (heath-brughiera)
Third witch: There to meet with MacBeth
First witch: I come, Grey-Malkin
Second witch: Padock calls!
Third witch: Anon! (anon-presto)
All: Fair il foul, and foul is fair: hover through the fog and filthy air. Exeunt.